Conosciamo insieme il controverso provvedimento che ha suscitato tante polemiche, spesso strumentali
Il provvedimento di ridurre a 30 km/h la velocità massima all’interno della città di Bologna ha suscitato una serie di polemiche che sono andati ben oltre i confini del capoluogo emiliano. Vediamo in cosa consiste il provvedimento, così come si legge sul sito del comune di Bologna, che mette a disposizione anche la planimetria completa dell’area interessata. Leggiamolo insieme
I termini del provvedimento
I 30 km/h diventano la normalità e interessano tutte le strade cittadine più densamente popolate, in cui c’è un forte mix di utenti della strada (automobili, moto, persone a piedi e in bici), e convivono diverse funzioni oltre al traffico veicolare (presenza intensa di abitazioni, scuole, ospedali, poliambulatori, case di cura e della salute, mercati e negozi di vicinato, case di quartiere, parchi e giardini, impianti sportivi, etc.).
I 50 km/h restano nelle strade di scorrimento, che hanno particolari caratteristiche (come l’elevato numero di corsie o la presenza dello spartitraffico centrale), particolari funzioni (per lo più di solo transito dei veicoli a motore), infrastrutture separate per gli utenti più vulnerabili.
Ad esempio sono e rimangono a 50 km/h:
- tutti i viali di circonvallazione (escluso il tratto davanti alla stazione),
- l’asse Togliatti-Gandhi-Tolmino-Sabotino, via Stalingrado,
- l’asse Lenin-Po-Torino-Benedetto Marcello.
Inoltre, nelle parti esterne alla città 30, tutte le strade rimangono a 50 km/h o comunque alle altre velocità già in vigore, come ad esempio la tangenziale e l’asse attrezzato.
Troppo presto per una valutazione…
Alla luce di quanto abbiamo letto, non ci sembra il caso di partecipare allo sport nazionale dei polemisti ad ogni costo. Gli elementi che abbiamo a disposizione non sono tali da consentire un giudizio men che serio. Vi esterneremo soltanto alcune impressioni che possono permetterci dalle pochissime informazioni disponibili.
Ridurre la velocità nelle aree urbane è cosa buona e giusta, per i motivi di sicurezza e qualità della vita che possiamo intuire tutti. Solitamente lo si fa per i centri storici, almeno per le zone non chiuse completamente al traffico. Cosa, quest’ultima, che riteniamo indispensabile, a condizione che vi sia una rete di trasporti pubblici che garantisca i necessari collegamenti con il resto della città: un elemento indispensabile, spesso sottovalutato, per evitare la desertificazione dei centri storici o, peggio, la loro trasformazione in aree degradate se non addirittura “off limits”.
Quello che sorprende, da un semplice e certamente non esaustivo sguardo alle planimetrie del “prima “e del “dopo” è l’estensione dell’area interessata dal provvedimento. Se prima della sua attuazione essa era limitata all’area interna ai viali di circonvallazione, già molto estesa, adesso praticamente coinvolge tutta la città all’interno della tangenziale e persino alcuni quartieri esterni ad essa.
Consola sapere che restano fuori dal provvedimento gli assi di scorrimento principali, la cui velocità è comunque limitata a 50 km/h e non arriva ai 70 che potrebbero essere consentiti dalla normativa laddove le caratteristiche geometriche delle strade siano adeguate. Il timore che un tale allargamento della “zona 30” possa avere ripercussioni sui tempi di collegamento dei vari punti della città, soprattutto per i lunghi tragitti, esiste. Tuttavia, occorre considerare che la velocità media in un qualsiasi centro urbano, difficilmente supera i 20 km/h. Non conosciamo i dati di Bologna, ma dubitiamo che si discosti molto da questo dato. In tal caso, una punta di 30 km/h, anzichè 50, potrebbe non comportare solo un leggero abbassamento della media, e quindi non dovrebbe comportare di certo sconvolgimenti rispetto alla situazione antecedente.
L’importanza dei mezzi pubblici: rendiamoli gratuiti!
Esiste, ovviamente, l’alternativa dei mezzi pubblici, e ci auguriamo vivamente che essi siano molto ma molto efficienti. Perché un tale provvedimento, con tutta evidenza, ha un vero obiettivo: limitare il traffico veicolare privato, e trasferire i flussi all’interno dei mezzi pubblici. Ed è qui che deve lavorare, molto alacremente, il Comune di Bologna. Seguiremo gli sviluppi di questo provvedimento, che consideriamo un esperimento e che speriamo centri l’obiettivo senza penalizzare troppo le attività economiche della città.
Per concludere, rammentiamo a chi legge che noi di “In Progress”, in tempi non sospetti, avevamo preso come “caso di studio” la città di Bologna per una soluzione che sosteniamo da sempre: quella della gratuità del trasporto pubblico. Lo studio fu pubblicato da “sulla rivista del collegio Ingegneri di Padova “GALILEO” N. 255, Novembre-Dicembre 2021.
Con risultati previsti che abbiamo studiato e pubblicato, in termini di economie sanitarie e di vivibilità cittadina. Ve li riproponiamo per l’occasione. Sottolineando che la gratuità del mezzo pubblico può essere una soluzione più efficace e meno impattante sull’utenza. Per quanto ci riguarda, comunque, ben vengano interventi dissuasivi come quello adottato nella città felsinea, sperando che non si rivelano eccessivi.