COME OGNI ESTATE, GLI INCENDI DEVASTANO IL TERRITORIO SICILIANO, MA NON SOLO. LA CRONACA DEGLI ULTIMI GIORNI E QUALCHE RIFLESSIONE NON SCONTATA SULLE CAUSE.

Un periodo buio anzi, rosso fuoco per la terra di Sicilia che deve far fronte e 250 incendi boschivi. Una situazione preoccupante che abbraccia tutte le 9 province in una settimana vissuta con i 40 gradi e anche più. Tanta gente che deve fare i conti oltre il mancato sonno delle ore notturne anche al forte caldo diurno che molto spesso sfocia in incendi.

Giorni apocalittici di roghi, con città come Catania ed Enna che devono fare i conti con persone che scappano da località in fiamme, abitazioni evacuate. Il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha chiesto al presidente del Consiglio, Mario Draghi, la dichiarazione dello stato di mobilitazione del servizio nazionale di Protezione Civile.

«Ovviamente supporto da terra, dice Fabrizio Curcio – perché tutti i mezzi aerei disponibili li abbiamo inviati. Invieremo quindi squadre da altre regioni e ci sarà il raddoppio dei turni da parte dei vigili del fuoco. Le responsabilità nell’ambito di ciò che si fa contro gli incendi boschivi tuttavia sono chiare. Le norme prevedono che la lotta attiva sia di competenza delle Regioni». Il governatore siciliano intanto ha convocato per domani, al PalaRegione di Catania, un vertice con la Protezione civile per fare il punto della situazione.

La cronaca racconta che a Polizzi Generosa per tutta la notte le fiamme hanno continuato il loro cammino, illuminando di rosso le ore notturne in un’emergenza che sembra avere una tregua nella mattinata odierna affatto terminata. Sono sette le squadre dei vigili del fuoco impegnate sino a questa mattina insieme ai mezzi aerei della forestale nelle operazioni di bonifica – spiegano dalla sala operativa del 115 – dopo i roghi registrati a Petralia Soprana, Polizzi Generosa e in una vasta area compresa tra Marineo e Santa Cristina Gela.

In molti casi è stato necessario far evacuare le abitazioni, come accaduto nel quartiere Acquamara, a Petralia, dove gli stessi abitanti hanno lasciato le loro case e hanno collaborato per spegnere i roghi “adoperandosi in ogni modo – ha spiegato il sindaco Pietro Macaluso – e utilizzando trattori e mezzi di fortuna”.

Una situazione paradossale, dove si arriva ad evacuare la gente, via mare, dalle spiagge della Plaia di Catania. Mentre scriviamo, succede la stessa identica cosa a Pescara e, considerando che la Sardegna è andata per buona parte in fumo nei giorni scorsi, possiamo certificare che il problema ha valenza nazionale. Magra consolazione.

In compenso ci tocca ascoltare e leggere tutte le banalità del caso. Come quanto scritto da un famoso agronomo palermitano che, di fronte agli eventi, non ha trovato di meglio che ripetere il mantra degli interessi mafiosi di pastori e speculatori edilizi. Il campionario tipico degli ambientalisti di maniera, di facile presa sul pubblico ma che, a pensarci bene, è privo di ogni logica.

I pastori che incendiano gli alberi per farne prati è un’idea che fa ridere, se non piangere. Se consideriamo lo stato di abbandono della pastorizia in Sicilia, dato che essa importa dalla Padania e dall’UE il 95% di carni & derivati e che il ciclo agroindustriale dei latticini non se la passa benissimo, possiamo facilmente derubricare la fake news come tale.

Peggio ancora per la fantasiosa idea delle mire dei costruttori sulle aree verdi, finalmente liberate dagli ingombranti alberi. Innanzitutto perchè costruire su ripidi pendii andati in fuoco non è la cosa più redditizia per i cementificatori seriali, complici dei piromani; la cosa che taglia la testa al toro, però è un’altra. Come abbiamo dovuto spiegare ai nostri followers che proponevano una Legge che vincola alla non edificabilità tutte le aree interessate da incendi….. Quella legge esiste già: è la n. 353 del 21 novembre 2000.

Può capitare che non la conoscano i semplici cittadini, ma appare a dir poco sospetto che la ignorino stimati professionisti. Per quanto riguarda le riserve e le aree già vincolate, regolarmente nel mirino dei piromani, non ci sarebbe neanche bisogno di smentire questa solenne bufala, se non si vuole pensare che i vincoli certificati per Legge, dopo anni di lotta per la preservazione di splendidi ambiti naturali, vengano revocati da amministratori pubblici infingardi subito dopo lo scoppio di un incendio. Proprio laddove non è neanche necessario applicare la sopra citata legge 353.

Allora, quali le vere cause di questo scempio? Non lo sappiamo, ma sarebbe il caso di far luce su tutta la catena di interventi legati alla prevenzione e, soprattutto, allo spegnimento degli incendi.

Un articolo dell’Eco del Sud, al proposito, ci racconta quanto costano i Canadair e gli elicotteri impiegati in massa, su tutto il territorio nazionale, ma in Sicilia in particolar modo, nello spegnimento degli incendi, riprendendo il blog dei forestali siciliani 

Riportiamo un brano significativo:

<< “Eppure, arriva su un blog, quello dei forestali ‘incriminati’ a furor di popolo, l’altra chiave di lettura, quella che mette a posto, come in un mosaico che non trova perfezione, il tassello giusto al posto giusto: c’è tanto business dietro i roghi.

Partiamo dai costi dei canadair e degli elicotteri: 15mila euro l’ora i primi, 5000 l’ora i secondi. “La Regione Siciliana spende mediamente una decina di milioni per gli elicotteri e circa tre milioni per i Canadair – si legge nel blog – e la Protezione Civile intasca circa 13 milioni di euro l’anno, puliti-puliti. Chi ha interesse a che questo business vada avanti?” – Chiedono i forestali -.

Ed ancora: “cominciano a sorgere gruppi privati di flotte aeree antincendio – spinte dal numero sempre crescente di incendi. Altro che “mafie pecoraie” e “forestali piromani”, che recitano solo da utili comparse in questa tragicommedia coloniale della “Terra bruciata”.>>

Somme importanti, quindi, che potrebbero anche suscitare gli appetiti di qualcuno. Ci hanno pensato alla Regione, o alla Protezione Civile Nazionale? Magari modificando i contratti, ed evitando di legare direttamente il compenso alle ore impiegate nello spegnimento degli incendi?

Qualcosa che, in fondo, non costerebbe nulla ma toglierebbe di mezzo qualsiasi sospetto su un’attività che, fino a prova contraria, è non solo utile, ma lodevole.

Si ringrazia Antonio David per la collaborazione

Sicilia brucia, costo canadair: 15mila euro l’ora. Ecco chi ci guadagna

Vedi anche questo servizio di Report (RAI):