L’ASSE FERROVIARIO ME-CT-PA IN COSTRUZIONE ED IL PONTE SULLO STRETTO, IN PROSPETTIVA, SONO UN’OCCASIONE UNICA. IL TERRITORIO E’ PRONTO A COGLIERLA?
Come abbiamo visto, sono già tanti i cantieri aperti in Sicilia per il rinnovamento della rete ferroviaria isolana. L’asse privilegiato è la linea Messina-Catania-Palermo, dove sono in corso investimenti per 11 miliardi di Euro.
Soltanto sulla tratta Messina-Catania si lavorerà lungo i 42,2 km della Giampilieri-Fiumefreddo, ancora a binario unico. I lavori prevedono sostanzialmente il raddoppio del binario, ma dovranno essere realizzati ben lontano dall’attuale tracciato, incastonato fra centri abitati e falesie a strapiombo sul mare lungo la linea di costa frapposta tra Fiumefreddo e Giampilieri. Sarà necessario scavare 35,7 km di gallerie: l’85% del tracciato. Di questi, ben 32 km saranno “a doppia canna” ovvero costituite da due tunnel affiancati a binario unico.
Molto più lunga sarà la tratta Catania-Fiumetorto, che innestandosi sulla Palermo-Fiumetorto, già a doppio binario, completerà il raddoppio dell’itinerario Palermo-Catania.
Su quest’asse, si sta lavorando sui primi 38 km da Bicocca a Catenanuova (l’unico tratto senza gallerie). Per il resto, altri 142 km di tracciato complicato, sui terreni più complessi che la geologia metta a disposizione degli ingegneri. E dove, oltre a 21,5 km di viadotti, sarà necessario realizzare ben 71,2 km di gallerie “a doppia canna”.
In totale, sull’intero asse ferroviario ME-CT-PA si lavorerà su 223 km, con un totale di circa 107 km di gallerie, quasi tutte “a doppia canna”. Per far comprendere le dimensioni dei lavori da compiere, basta dire che mettendo in fila i tunnel a binario unico da scavare, otterremmo un’unica galleria di 214 km, sufficienti a collegare Palermo e Catania senza vedere mai la luce del sole. Per la loro realizzazione, operando su più fronti, si stima l’utilizzo contemporaneo di più di 24 “talpe” meccaniche” completamente automatizzate, più note con l’acronimo TBM (Tunnel Boring Machine).
Numeri senza precedenti per la Sicilia, ma che saranno ulteriormente incrementati dall’apertura dei cantieri per il Ponte sullo Stretto, prevista per il prossimo anno, con i suoi 13,5 miliardi di investimenti stimati.
Per chi non lo sapesse, oltre al Ponte sospeso a campata unica, con i suoi 3,3 km, l’investimento prevede la realizzazione di almeno 15 km di raccordi autostradali e 22 di raccordi ferroviari, quasi interamente in galleria.
Un insieme di opere che in pratica, occorrerà realizzare in contemporanea, se si vogliono rispettare i tempi previsti che prevedono l’operatività delle opere sopra descritte entro il 2030. Uno sforzo infrastrutturale e tecnologico che ha pochi uguali al mondo, e che pone la Sicilia di fronte ad un’enorme responsabilità: quella di saper cogliere l’occasione unica che le si mostra davanti, che non consiste soltanto nell’upgrade infrastrutturale.
Si pensi alle tante TBM da utilizzare: si tratta di macchine molto complesse, ognuna delle quali conta almeno 22.000 componenti. L’utilizzo di tante di queste macchine in contemporanea richiederà la presenza, in Sicilia, di impianti adatti alla loro manutenzione se non, addirittura alla loro costruzione.
E’ un’esigenza che ha esternato Pietro Salini, il CEO di WEBUILD, l’impresa leader al mondo nel settore delle costruzione che, oltre ad occuparsi della realizzazione di 7 lotti su 8 complessivi del nuovo asse ferroviario, sarà chiamata a realizzare il Ponte sullo Stretto e le relative opere di collegamento.
Un manager a cui non fanno certo difetto pragmatismo e lungimiranza e che, di fronte alle esigenze che presto si concretizzeranno per i suoi cantieri, prevede già di realizzare in Sicilia un’officina di ricondizionamento delle TBM e, in prospettiva, una vera e propria fabbrica di talpe da utilizzare non solo nei cantieri siciliani ma anche al di fuori dell’isola
Un’idea subito accolta con entusiasmo dai vertici della Regione, pronta a fare la sua parte per accelerare le pratiche amministrative propedeutiche alla realizzazione di questo complesso industriale. Sarebbe, infatti, complicato mettere in produzione in tempo un impianto del genere, se si considerano i tempi autorizzativi degli uffici regionali, che spesso scoraggiano iniziative imprenditoriali anche molto meno complesse.
Ma tutto ciò non basta: bisogna pensare alla formazione del personale. La Sicilia manca di maestranze specializzate, figuriamoci delle altissime professionalità richieste per realizzare, riparare o manovrare macchine del genere. Le quali, una volta formate, vengono contese dalle imprese di tutto il mondo.
Visti i cronoprogrammi delle opere prima descritte, possiamo dire che siamo già in ritardo nella preparazione del territorio e delle sue risorse umane a cogliere questa enorme opportunità. Occorre infatti predisporre corsi di formazione della durata di mesi, forse anni, capaci di istruire migliaia di persone, preparandole a fornire le proprie prestazioni professionali nella loro terra, evitando che le imprese esecutrici siano costrette a procurarsele all’esterno dell’isola. Un paradosso inaccettabile per una terra che ha fame di lavoro e vede partire, ogni anno, 50.000 dei suoi abitanti.
Saranno in grado i nostri amministratori a passare dalle parole ai fatti? Lo vedremo nei prossimi mesi che, in attesa del concreto avvio dei cantieri, saranno cruciali per non lasciarsi scappare le opportunità che abbiamo descritto.
Nel frattempo, assistiamo con piacere alle iniziative del “Tavolo Ponte” che, su iniziativa di Rete Civica per le Infrastrutture sta già lavorando affinchè enti locali, imprese, sindacati e professionisti si incontrino per concordare le azioni da compiere. Un’iniziativa che ci auguriamo prosegua proficuamente il suo lavoro ma che necessita dell’appoggio concreto delle Istituzioni, che raramente hanno dimostrato lungimiranza in occasioni del genere, dove occorre guardare alla luna, e non al dito che la indica.